lunedì 6 gennaio 2014

epifania 2014

La Befana, corruzione lessicale di Epifania (dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia) attraverso bifanìa e befanìa,[1] è una figura tipica di alcune regioni italiane, diffusasi poi in tutta la penisola.

Rappresentazione di tre befane, ognuna sulla propria scopa.
La Befana appartiene alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie. [2]
Vi sono ancora taluni rari luoghi in cui è rimasto nel linguaggio popolare il termine Pefana come, per esempio, nel paese di Montignoso nella Provincia di Massa-Carrara, con tradizioni non in linea con le consuete celebrazioni dell'epifania.

Tradizioni[modifica | modifica sorgente]

Secondo la tradizione italiana la Befana, raffigurata come una donna molto anziana che vola su una logora scopa, fa visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'Epifania) per riempire le calze lasciate da essi appositamente appese sul camino o vicino a una finestra.
Generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone.

Simbologia[modifica | modifica sorgente]


La Befana a Gubbio
Il termine "befana" inteso come "fantoccio esposto la notte dell'epifania" fu già usato nel XIV secolo, poi da Francesco Berni nel 1535, da Agnolo Firenzuola una prima volta nel 1541.[4]
L'origine di questa figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo. Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell'anno solare (solstizio invernaleSol Invictus) e l'inizio dell'anno lunare.[5]
Anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri. A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza). La Chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.

L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la Giubiana e il Panevin oPignarûlCaseraSeima o Brusa la vecia, il Falò del vecchione che si svolge a Bologna a capodanno, oppure il rogo della Veggia Pasquetta che ogni anno il 6 gennaio apre il carnevale a Varallo in Piemonte). In molte parti d'Italia l'uso di bruciare o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine Quaresima.
In quest'ottica l'uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l'anno nuovo.
Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale si scambiavano regali.
La Befana si richiama pure ad alcune figure della mitologia germanicaHolda e Berchta, sempre come personificazione della natura invernale.
Secondo una versione "cristianizzata", i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una signora anziana. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.[6]

La Befana fascista[modifica | modifica sorgente]

Nel 1928 il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista (ovvero Natale del Duce, nelle zone dove i regali erano solitamente distribuiti non già il 6 gennaio, ma il 25 dicembre). Si trattava di celebrazioni in occasione delle quali venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti. Dopo la caduta di Mussolini, la Befana fascista continuò ad essere celebrata nellaRepubblica Sociale Italiana.

Opere sulla Befana[modifica | modifica sorgente]

Filastrocche popolari[modifica | modifica sorgente]

« La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana! »
da cui deriva la variante:
« La Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana (o in altra versione: col cappello alla romana)
Viva, Viva La Befana! »
Questa è una variante diffusa in Toscana:
« La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
attraversa tutti i tetti
porta bambole e confetti »
oppure:
« La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio »
Altre varianti:
« La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito a trullallà
La Befana eccola qua! »
« La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito tutto blu
la befana viene giu »
« La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito e la bandana
viene viene la Befana! »
« La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
e le ha rotte in cima in cima
la befana è poverina. »

Letterarie

« Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana. »



FILASTROCCA
La vecchietta vien di sera
È vestita bianco nera
Porta doni quasi a tutti
Questa notte non a Totti

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